Nel anno 1855,
Domenico Savio (sei mese dopo di essere arrivato al Oratorio di Valdocco),
sentì parlare D. Bosco sulla facilità di diventare santo in questi termini:
- è volontà di Dio che tutti siamo santi,
-
è facile raggiungerlo, e
-
per quelli che si decidono diventare
santi…nel cielo è preparato un gran dono.[1]
Domenico Savio dopo
di sentire questa allocuzione fu preso da un profondo desiderio di incominciare
un percorso di santificazione e tutto il suo cuore fu infiammato di
Amore di Dio: “sento un grande desiderio e necessità di diventare
santo”.
Santità: è rimanere fedeli a Dio
Celebriamo oggi a
tutti Santi, quelli che sono stati riconosciuti magisterialmente e quelli che
non godono di questo “privilegio”. (e che forze sono molto di più di quel primo
gruppo). I Santi sono quelli che in ogni tempo sono stati fedeli a Dio,
e di conseguenza hanno marcato positivamente la storia umana con il loro
comportamento cristiano sulle orme del Cristo risorto.
La festa di tutti
Santi ci ricorda, per un verso, la nostra meta finale, e da un altro, il
comune progetto di Dio per ciascuno di noi: vivere la perfezione
evangelica nella carità. Nel libro del Levitico troviamo l’invito universale: “Siate santi, perché io il Signore
vostro Dio sono Santo” (Lv. 19, 2).
Santità:
è la vocazione universale dei battezzati
Nel documento della
Lumen Gentium,[2]
quando si parla sulla santità nella chiesa, si sottolinea con forza che la santità
è la vocazione universale di tutti i battezzati: prescindendo dal suo stato
vocazionale specifico, ogni cristiano perché rivestito del battesimo «sono
chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità»
(LG. N° 40)…e molti di più per noi consacrati, sacerdoti e religiosi.
Tanto nella prima
lettura come nel vangelo ci troviamo con la rappresentazione biblica di
questa chiamata universale:
San Giovanni apostolo nel libro dell’Apocalisse ci racconta che quelli che furono
segnati con il sigillo erano “una
moltitudine immensa” (centoquarantaquattromila).
Anche nel vangelo, Matteo ricorre ad un’immagine per rappresentare la schiera di persone che
cercano essere fedeli a Dio Padre portando una vita coerente all’insegnamento
di Gesù: “Gesù vedendo le folle” salì sul
monte e da quel posto egli ha offerto un programma di santità: le
beatitudini.
La base e il
fondamento di questo programma di santità troviamo nella lettera di San
Giovanni: “quale grande amore ci ha dato il
Padre per essere chiamati figli di Dio”.
Punti
fermi per un percorso di santificazione
- La santità diventa per noi meta finale de la nostra vita, a partire da un progetto comune: vivere e condividere il vangelo nella vita quotidiana.
- A questo impegno tutti siamo chiamati a metterci in questo percorso di perfezione di vita evangelica e di carità.
- I santi sono tutti quelli fedeli a Dio e che hanno marcato positivamente la storia con la loro testimonianza di vita umana e cristiana.
- La santità è un percorso personale e comunitario che si materializza in un programma di vita concreto.
- L’essenziale in questo percorso di santità è l’esperienza di amore tra Dio e noi, e di conseguenza, esperienza di amore tra noi…per vivere ed esprimere la figliolanza divina nella fraternità.
Santità: percorso personale e comunitario (tutti, moltitudine, folle)
La santità è
un percorso personale e anche comunitario che si materializza in un programma
di vita concreto, che secondo San Paolo implica: «sentimenti di misericordia, di
bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza» (Col. 3, 12).
Nella spiritualità
salesiana questo programma si esprime nella: eucaristia e riconciliazione,
nella preghiera e azione per e con gli altri, nell’equilibrio nella relazione
affettiva ed emozionale, e nella serenità e allegria nella convivenza fraterna.
Don Pietro
BROCARDO, nel suo libro Don Bosco, profondamente uomo, profondamente santo, sostiene che nostro fondatore esprimeva la sua santità personale
nella sua umanità, cioè, Don Bosco, per la sua grande umanità è sensibilità per i problemi giovanile
è stato riconosciuto come un santo straordinario e originale[3].
Il articolo 2 della
nostra costituzioni ci ricorda che «nel compimento della missione troviamo il
camino della nostra santificazione». […] Di quale missione ci parla la
Costituzione? Proprio quella che sottolinea non il fare ma il «essere
nella chiesa segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente ai
più poveri».[4]
Ma…per essere “segni e portatori” siamo chiamati a vivere e accogliere l’amore
di Dio nella nostra vita personale e comunitaria. Sentirci profondamente amati
da Dio è una condizione fondamentale per incominciare un percorso di
santificazione. Possiamo allora vivere la santità salesiana come una
esperienza comunitaria di amore a Dio nei giovani più bisognosi[5] (Domenica XXX tempo ordinario).
Le costituzioni parla di un «cammino di santificazione» e cioè, è un processo che implica un
percorso di crescita vissuto assieme agli altri. La comunità è una dimensione,
ma è anche il “luogo” dove esprimere e testimoniare la santità salesiana.
Dunque…non possiamo
essere santi, secondo la mentalità di Don Bosco, senza una esperienza di amore
e condivisione con i giovani, a partire e sostenuto, da una ricca esperienza di
fraternità nella comunità.
Sia
lodato Gesù Cristo…
[1] Cfr. Bosco
J. (1878), Biografia de Santo Domingo Savio, en Canal J.-A.
Martinez (1995), San Juan Bosco. Obras fundamentales, Madrid, BAC, pp. 155-156.
[2] Cf. Vaticano II. Lumen Gentium, Cap. V. Vocazione universale alla santità
nella chiesa. «Nella chiesa
tutti quindi tutti siamo chiamati alla santità…» (LG. N° 39).
[5] Cfr. Mt. 22, 37-39: «Amerai il Signore Dio con
tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» […]. (e)
Amerai il prossimo tuo come te stesso». Non possiamo amare Dio “nel”
prossimo se non ci amiamo noi stessi. Siamo chiamati ad amare Dio “nel”
prossimo. L’altro diventa una mediazione irrinunciabile nella esperienza di
relazione con Dio.