Il Rettore magnifico dell'Università Pontificia Salesiana. Rvdo. Don Mario Toso s.d.b.alla conclusione degli studi per il conseguimento della Licenza in Scienza dell'Educazione consegna a AREVALOS CORONEL CLAUDIO
in segno di riconoscimento dell'eccelenza dei risultato ottenuti
la "medaglia dell'Università".
Mi tesis de Licenciatura en Pedagogía y comunicación Medial, en la Universidad Pontificia Salesiana, Roma - Italia.
Il ruolo della scuola
nella società delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
“La sola presenza dei media nella scuola è insufficiente quando si tratta di formulare un piano formativo per il contesto attuale. Per una formazione integrale, autonoma ed critica, è necessario un itinerario che contempli un’educazione ai media, “nella” e “per” la comunicazione “glocale”, cioè, una concreta esperienza di comunità aperta e sensibile alla realtà del contesto”.
1- Il contenuti della ricerca: punti chiavi dei capitoli
Abbiamo cercato, nei tre capitoli, di individuare gli elementi caratteristici di questo nuovo ambiente culturale, le innumerevoli possibilità ed opportunità che offrono per l’ambiente educativo; ma allo stesso tempo ci siamo accorti che non si rimane liberi da incertezze, limiti e pericoli.
Se non stiamo attenti alla realtà invadente delle nuove tecnologie, il nostro progetto educativo, invece di servire per una formazione personale e una promozione umana, potrebbe facilmente essere al servizio e subordinare ai modelli politici, ideologici ed economici, che prescindono da un vero progetto di sviluppo e cooperazione umana, impegnato alla costruzione di una società democratica, solidale e giusta.
a) L’influenza del nuovo contesto nel processo di crescita e sviluppo umano
La nuova realtà sta dando origine ad un nuovo tipo d’uomo (conformista alienato, tecnocratico, dogmatico, dipendente dal software), di valori (immediatezza, autorità indiscutibile) e di mondo (strutturato, predeterminato). Possiamo dire che ad ogni epoca culturale corrisponde un modello di comunicazione e ogni modello di comunicazione suppone una maniera diversa di comprendere la realtà umana.
Il rischio che comporta difendere un modello di cultura altamente dipendente dalla tecnologia (tecnofilia, assimilazione ingenua) è un tema che non ci deve lasciare indifferenti, perché ogni progresso tecnologico, soprattutto attuale, non manca di avere una forte carica d’ambiguità, per il fatto che può servire per umanizzare, come per dis-umanizzare l’uomo. La trasformazione tecnologica del contesto può pervertirsi e invertirsi, anche danneggiando irreversibilmente l’ecosistema vitale ponendo in pericolo la supervivenza dell’umanità.
L’avanzato processo di globalizzazione culturale ed economico con la sua carica decisamente dominante, d’uniformismo, d’imperialismo culturale e di manipolazione dell’informazione, ci mette di fronte ad una sempre più efficace imposizione culturale, all’aumento delle disuguaglianze tra le diverse zone del pianeta e questo ci preoccupa enormemente in un contesto di politiche neoliberali, di aumento della breccia digitale che si produce nelle società in via di sviluppo, originando enormi differenze tra un piccolo settore della società ed il resto; questi fattori ostacolano il progresso di un modello sociale più democratico ed equilibrato nella distribuzione della ricchezza materiale, oltre che impedire la integrazione, la cooperazione e l’istaurazione d’una cultura solidale.
b) Ricollocare la scuola nel nuovo contesto sociale e culturale
Nella seconda parte del nostro lavoro abbiamo analizzato l’impatto che la NTIC ha provocato nel sistema educativo in generale (obiettivi, attori, istituzione, relazioni interpersonali); di fronte al quale deve necessariamente ristrutturarsi, “adattarsi”, “ri-collocarsi”; per tanto una lettura critica dei media a partire dalla scuola deve incorniciarsi in un rinnovamento pedagogico necessario mettendo in discussione non solo i media, ma anche la stessa società alla quale deve servire e nella quale influisce con i suoi effetti e le sue rappresentazioni. Tutto questo a partire da un modello che consideri l’educazione e l’insegnamento come messa in pratica della libertà per conoscere, opinare, rispettare, mettere in discussione; soprattutto assumendo un’attitudine riflessiva e critica per non “integrarsi” per un entusiasmo ingenuo, ma soprattutto riflettere e pensare bene in che senso deve cambiare, per quale fine e per chi cambiare.
Risulta evidente che la scuola deve aiutare acquisire uno spirito critico ai suoi membri perchè l’informazione si trasformi in sapere, senza mettere da parte l’importanza della capacità di saper selezionare l’informazione (classificare, analizzare, interpretare, avvalorare ed utilizzare) che arriva attraverso i media e che si trova già quasi onnipresente in tutti gli ambienti (familiare, scolastico, sociale) della nostra vita quotidiana. L’altro aspetto particolarmente rilevante è la dimensione della relazione della comunicazione interpersonale che si deve stabilire all’interno della comunità educativa e di tutto il processo d’insegnamento ed apprendimento, che secondo il nostro criterio é un elemento essenziale sopra il quale si costruisce tutto un progetto di socializzazione e di formazione d’una nuova cittadinanza; siamo convinti che dalla qualità della nostra interazione interpersonale e relazione comunitaria, dipenderà la nostra possibilità di vivere uniti ed il nostro proposito per un progetto comune d’umanità.
Rimanga ben chiaro che l’idea non consiste nel sostituire gli ambienti (il virtuale per il presenziale), ma piuttosto vediamo con chiarezza che il cammino più appropriato è l’integrazione, la complementarietà e l’apertura al globale.
c) Educazione ai media, "nelle" e "per" la comunicazione
c) Educazione ai media, "nelle" e "per" la comunicazione
Dopo un’analisi della realtà e la sua influenza in campo educativo, e più concretamente nella scuola, presentiamo la nostra proposta di linee o criteri operativi, che ben potrebbero servire come principi, presupposti e proposte pedagogiche illuminatrici, nel momento di progettare un’azione concreta di “educazione ai media, nella e per la comunicazione glocale”. La proposta che abbiamo presentato può essere messa in pratica in contenuti curricolari, per essere applicata a tutti i livelli gradualmente (educazione ai media); però può essere anche considerata come contenuto di formazione informale, continua o permanente da parte dei protagonisti del processo educativo. L’essenziale della nostra proposta, così come noi la consideriamo, consiste nel fatto che deve essere parte imprescindibile come dimensione permanente d’ogni progetto educativo d’una comunità, per essere presente come obiettivo trasversale di tutto il progetto, strategia e prassi educativa.
Ci troviamo a vivere in un contesto culturale di grande ed accelerato sviluppo tecnologico e crescita economica disuguale; di fronte a questa situazione la cosa più ovvia consiste nel partecipare attivamente a questo processo di trasformazione con una atteggiamento critico, anticipando cioè i possibili problemi o deviazioni che suppone, con la speranza e l’impegno nella costruzione da una società più democratica, più giusta e solidale; illuminando con criteri e principi pedagogici, a partire d’una ottica positiva e propositiva.
Se quanti siamo interessati perché l’educazione continui ad essere un mezzo di emancipazione, per realizzare l’uguaglianza, la libertà, la costruzione di una società con partecipazione democratica, giusta e tollerante, rimaniamo apocalitticamente al margine, senza interessarci dei nuovi problemi che ci interpellano, altri si incaricherebbero d’occupare spazi dell’influenzi decisionali, senza nessun tipo di controllo, responsabilità etica ed assiologica, solo con l’unica finalità d’ottenere benefici economici, controllo politico ed imposizione culturale.
2- I risultati concreti
Per comprendere meglio la proposta conclusiva, separiamo nelle loro parti essenziali i risultati che consideriamo sia la missione principale della scuola in questo scenario culturale contemporaneo: Educare ai media, “nella” e “per” la comunicazione, comunicandosi “glocalmente” per una cultura della solidarietà.
a) Educare ai media
Il nuovo scenario culturale è dominato da diverse forme di “rappresentazione” della realtà che con quasi tutta probabilità non sono “trasparenti”. Il solo imperativo politico di formare operai qualificati per l’inserzione in una società tecnologica, considera i media come puri sussidi didattici secondo un punto di vista eccessivamente strumentale. In contrapposizione a queste ed altre posizioni “interessate”, è necessario un itinerario formativo che abbia un atteggiamento critico davanti ai media, ai contenuti, ai messaggi e alle ideologie, che favorisca la comprensione delle proposte concettuali, dell’insieme delle pratiche ed esperienze il cui fine quello di istruire gli agenti ad un metodo di lettura critica.
Non si tratta di educare ad un uso e consumo dei media secondo le leggi del mercato e le imposizioni di una globalizzazione discriminatoria, ma di dar norme per l’analisi dei mezzi, dei prodotti e delle ideologie, come pure le proposte alternative di utilizzazione da punti di vista critici e solidari, smontando e costruendo messaggi e contenuti nel processo educativo - comunicativo.
Non si tratta di educare ad un uso e consumo dei media secondo le leggi del mercato e le imposizioni di una globalizzazione discriminatoria, ma di dar norme per l’analisi dei mezzi, dei prodotti e delle ideologie, come pure le proposte alternative di utilizzazione da punti di vista critici e solidari, smontando e costruendo messaggi e contenuti nel processo educativo - comunicativo.
b) Educare “nella” e “per” la comunicazione”
La formazione allo spirito critico richiede la formazione “nella” e “per” la comunicazione, cioè la preoccupazione per la qualità delle relazioni interpersonali, l’esperienza dialogica, l’interazione e comunicazione educativa nel processo d’insegnamento e di apprendimento. Sottolineamo con insistenza l’importanza dell’educazione “nella” comunicazione, e cioè, quell’ambiente di “meta-comunicazione” (la dimensione relazionale contestuale della stessa comunicazione), facendo appello all’attenzione della qualità della relazione interpersonale nel dialogo educativo. Possiamo insegnare teorie, tecniche, pratiche, esercitazioni sui media e sulle comunicazione più moderne della nostra epoca, ma in un ambiente, con atteggiamenti, comportamenti, espressioni, reazioni, che disdicono e gettano per terra le nostre pie e buone intenzioni.
È evidente la necessità di fortificare l’abilità socio-relazionali degli educatori, migliorare le relazioni interpersonali per aumentare le motivazioni, l’assimilazione, l’atteggiamento in favore della socialità, per creare un ambiente relazionale positivo, in un contesto d’ascolto, in vista di un processo di crescita integrale. Il modo di educare suppone una competenza comunicativa che supera il dominio delle forme di espressione orale, scritta, multimediale, la lettura analitico - critica, la conoscenza dei codici e dei linguaggi mediali.
Quello che stiamo proponendo è la creazione d’un tipo di ambiente reale e paradigmatico di convivenza, dialogo, partecipazione, impegno per la giustizia e solidarietà, per poter suscitare sensibilità e senso d’appartenenza comunitaria, territoriale, sociale, che serva da sorgente e motivo per l’ impegno e l’intercambio delle manifestazioni culturali, al punto di costruire una nuova maniera di vivere con l’altro, cioè un mondo più umano di convivenza solidale in vista di un “nuovo umanesimo”, accompagnato da un discorso etico e politico per garantire l’accesso alla comunicazione come opportunità per realizzare giustizia, libertà e sviluppo economico.
c) Comunicandosi “glocalmente” per una cultura di solidarietà.
È una controproposta, a quelli che vogliono “insegnare a pensare globalmente e agire localmente” che forse potrebbe ancora dare troppo aggio al “globale”. Proponiamo un’educazione “nella” e “per” la comunicazione “comunicandosi glocalmente”, cioè quella esperienza di comunicazione educativa, inserita in un ambiente determinato, che da importanza al contesto nella dinamica della relazione e dell’interazione comunitaria locale; ma che si integra contemporaneamente all’ambiente ed al contesto globale.
L’attenzione all’ambiente è da sempre una caratteristica propria della tradizione pedagogica, perche la relazione educativa esiste sempre all’interno d’una situazione di vita. L’educazione “nella” e “per” la comunicazione a partire dall’esperienza concreta è una educazione che dà origine a nuove relazioni simboliche e a nuove espressioni, stimola l’impegno e la convivenza, è un scommessa per un essere sociale comunitario. Questo progetto corrisponde a tutte l’istanze sociali, ma in modo particolare pensiamo che oggi deve essere la missione prioritaria della scuola, cioè, una rinnovata preoccupazione per la formazione delle persone con sensibilità sociale, aperta all’urgenza della dinamica globale, con un vivo desiderio d’impegno per una società più giusta, democratica, solidale, equa ed umana.
Oggi davanti all’eventuale rischio d’una “dittatura mediatica” risuona con rinnovata forza quella invocazione che fece Paulo Freire nel suo tempo di dittatura politica, in quanto all’urgenza di una pedagogia di comunicazione fortemente contrassegnata dai valori della solidarietà, fraternità, libertà, responsabilità, relazione di aiuto, con un metodo attivo dialogale e partecipativo, con il quale poter vincere il disamore acritico dell’anti dialogo. Questa maniera di comprendere l’educazione è accompagnata da un forte senso di esperienza di comunità come uno spazio ed ambiente dialogale-ermeneutico; unito a un orizzonte comune di valori a partire dai quali si porta avanti il processo d’interpretazione dei media e della realtà, tenendo come punto di partenza l’esperienza della stessa comunicazione praticata nella comunità educativa.
Questa maniera d’essere ed agire prefigura una comunità democratica più ampia a livello nazionale e internazionale. L’ambiente educativo diventa in questo modo un “forum”, “medium di media”, dove la “realtà glocal” si discute, si interpreta e si ricostruisce, a tal punto di diventare un vero training per la formazione, promozione, convivenza d’abilità socio-relazionali (descrittivo, espressivo, socio-affettivo positivo); e per la convivenza a partire da certi valori e principi etici, come partecipazione, dialogo, libertà, uguaglianza, equità, interazione, cooperazione, corresponsabilità, che sono le basi fondamentali per costruire una cultura della solidarietà che pone al centro il rispetto, la difesa e la promozione della dignità della persona umana, e poter così contrarrestare la rapida diffusione di un modello culturale altamente competitivo ed esclusivo basato sulla efficienza, il risultato, l’interesse ecc.