Ho intitolato questo articolo così perché penso che a volte vogliamo dimenticare la dimensione umana di ogni convivenza e rapporto umano. Non basta essere “buoni religiosi” e “osservante della legge” se non siamo capaci d’essere civile e umano tra noi, mettendo la persona al centro delle relazioni sociali, e così coltivare una genuina e autentica umanità.
In questi giorni siamo testimoni di quello che sta accadendo quasi in tutto il mondo, soltanto per nominare due casi, in Egitto con il suo presidente dittatore Muḥammad Ḥosnī Sayyid Ibrāhīm Mubārak, recentemente cacciato via dopo 30 anni nel governo (1981-2011), e anche in Libia, che fino adesso il presidente Muammar Muhammad al-Gaddafi aggrappato nel potere dall’anno 1969, cioè, più di 40 anni, che fino adesso difende il suo sistema di governo dittatoriale a forza di minaccia, morte e repressione.
Dinanzi a queste faccende io mi domando come noi stiamo reagendo nella nostra vita di persone civile, cristiana, religiosa e salesiana. Ci conformiamo soltanto a fare qualche preghierina per sollevare la nostra coscienza? Non dovrebbe forze farci o fare riflettere sul nostro sistema di gestire una collettività (folla) o un gruppo umano? Com’è il nostro rapporto con all’altro: D’incontro o scontro? Di minaccia o difesa? Di paura o insicurezza?
Penso che ci sono due cose da avere presente come minimo, per un verso, essere cosciente dei grandi cambiamenti culturali, e dall’altro, vivere un paradigma relazionale e comunicativo just-in-time: cultura della relazione e della comunicazione nella network society.
Il mondo sta passando per un gran cambiamento culturale
Capire, accettare ed essere cosciente che il mondo sta cambiando…oggi più che mai si sta affermando un paradigma culturale dove la centralità dell’altro diverso da me è ormai una situazione esistenziale che dobbiamo integrare nel nostro modo de essere, di vivere e agire nella nostra convivenza umana. La diversità culturale non è un difetto nell’arcipelago sociale, ma una ricchezza e una condizione sine qua non per la costituzione dell’essere umano.
Io riesco ad essere io stesso nella misura che stabilisco un rapporto con un’altro diverso da me. L’altro diverso da me non è una minaccia al mio essere ma è una condizione di possibilità della mia identità relazionale. Se sono incapace di entrare in rapporto con l’altro non è un problema dell’altro ma è la espressione della mia insicurezza di me stesso.
Vivere un paradigma relazionale e comunicativo just-in-time
Siamo immersi nella società rete (network society) e quindi ci sono forma di gestione e comunicazione obsolete (comunicazione di tipo top-down) nella gestione delle persone, delle istituzioni e della vita personale stessa. Se c’è qualcosa d’urgente nella nostra vita relazionale e nella nostra convivenza sociale è il bisogno di creare un clima accogliente, capace di favorire la crescita della cooperazione e la solidarietà, l’intelligenza sociale ed emotiva.
Oggi siamo diventati più consapevoli della necessità di creare nella nostra convivenza sociale un ambiente emotivo accogliente, per facilitare la condivisione e il rispetto reciproco. La comunicazione positiva e autentica, lo stile assertivo nella relazione interpersonale devono essere l’anima della vita comunitaria. Per dare anima e vitalità alla convivenza sociale devono essere presente la sensibilità, il rispetto e l’empatia, la capacità di interagire con gli altri, di ascoltare un’altra persona, di mettersi nei suoi panni, di esprimere accuratamente i propri sentimenti, di collaborare e di comunicare positiva, trasparente e sinceramente.
Senza competenze interpersonali non saremo capaci di collaborare a un progetto comune, perché collaboriamo per apprendere e per educarci reciprocamente. «Per insegnare ed educare è necessario sviluppare la capacità di comunicare in modo positivo, anche di fronte a emozioni negative di malessere, disagio, ribellione, rifiuto».[1] Soltanto vivendo in questa prospettiva stiamo collaborando per accrescere un po’ di civiltà nella convivenza umana.
Claudio Arévalos Coronel
[1] Polito M. (2008), Comunicazione positiva e apprendimento cooperativo, Lavis (TN), Erickson, p. 11.